AVISTE Appunti sonori nell’emergenza climatica

Un concerto che racconta dell’emergenza climatica contemporanea attraverso la voce e il pensiero poetico e filosofico delle Lingue Madri indigene e delle minoranze linguistiche europee.

Aviste è un termine in francoprovenzale, una delle dodici minoranze lingistiche storiche italiane e si può tradurre come “ricordati”.
Aviste è usato in riferimento sia per un’azione svolta nel presente sia per qualcosa del passato che si vuole riportare alla memoria.
Aviste letteralmente significa “avvisa te stesso”, prendi consapevolezza, sii presente, le accezioni che portano significato e senso a questo progetto.

Il presupposto è l’assunto che molte problematiche contingenti siano dovute ad un approccio sbagliato nei confronti della Natura e che la cultura dominante sia ancora profondamente antropocentrica ignorando di fatto che ogni essere vivente è partecipe di un sistema globale e in connessione, che gli esseri umani non sono frontali alla Natura ma essi stessi sono Natura.
Questo grande ecosistema è ora in pericolo.
Il presupposto è l’assunto che vada da cambiare paradigma.
E’ significativo che uno dei più grandi festival italiani di antropologia del contemporaneo, I Dialoghi di Pistoia, nella XIV edizione del 2023, abbia avuto come tema conduttore: “Umani e non umani. Noi siamo natura”.

aviste

Sono significative, a solo titolo di esempio, le parole di apertura del Corso di Antropologia dell’Ambiente all’Università della Nuova Caledonia di Jean-Yves Poedi, Sènat Coutumier de la Nouvelle-Calédonie, riportate e divulgate pubblicamente dal Professore ordinario di Antropologia Culturale Adriano Favole in un post su un proprio canale social:
«Per i bianchi l’essere umano è sempre sopra o di lato, rispetto all’ambiente. Ma noi ci siamo dentro. Noi siamo l’ambiente. Siamo squalo, barriera corallina, albero. Il nostro rapporto con l’ambiente si esprime attraverso i totem. Abbiamo una visione olistica. Abbiamo una visione multidimensionale anche. Ci sono gli spiriti nell’ambiente. Oggi gli scienziati cominciano a riconoscere l’importanza di questa visione dell’ambiente. E allora fermiamoci! Guardiamo bene indietro, per vedere meglio davanti. In 3000 anni di presenza noi abbiamo conservato la biodiversità dell’isola. E ora? … Io sono di un clan del mare, lo squalo è il mio totem. Nel mondo kanak non ci sono confini (…), ma responsabilità. L’idea di confine viene dall’occidente. Noi abbiamo responsabilità e aree di scambio, non confini».

 

Di e con:

BLU L’AZARD

Flavio Giacchero, clarinetto basso e lamellofono , Marzia Rey, violino e voce

ONE FLOWER LEFT

Angelo Conto, pianoforte ed elettronica, Alessandra Patrucco, voce e looper