Donne, guerre e altre storie di questi tempi

Tre musicisti, tre voci, numerosi strumenti musicali, ricerche sul campo e registrazioni storiche per
raccontare attraverso il canto e la musica vicende antiche e recenti che coinvolgono la nostra
contemporaneità. Due temi principali: la figura della donna e la tragedia della guerra.

Un concerto adatto a tutte le età in cui si veicolano storia, società, cultura, minoranze linguistiche.

Durante il corso della recente pandemia il gruppo artistico-musicale Blu L’azard, come per tutti i gruppi musicali, teatrali e dello spettacolo in genere, non ha più suonato dal vivo ma non si è fermato nell’elaborazione di nuove idee e nel cercare altre vie e possibilità di comunicazione. Insieme alla grande fucina culturale di Chambra d’Oc molto si è fatto per continuare a raccontare, comunicare e dare voce alle minoranze linguistiche e al loro ambiente, culturale e fisico con le relative problematiche politiche e climatiche, condividendo attraverso il mezzo del web un discorso che si fa sempre più globale a un pubblico sempre più vasto. I Blu L’azard, in questo contesto di ampio respiro sulla contemporaneità, hanno ragionato e musicato alcune delle problematiche forse a loro più evidenti e urgenti e ne è nato un nuovo spettacolo-concerto che finalmente può essere condiviso dal vivo. Nasce in questo modo lo spettacolo: Donne, guerre e altre storie di questi tempi con testi
scritti e cantati nelle proprie lingue minoritarie di appartenenza, francoprovenzale e occitano, e con l’uso di qualche lingua nazionale.
Da sempre il gruppo è attento alla propria contemporaneità e alle problematiche sociali, politiche linguistiche.

IMG_20210828_214103

Apre lo spettacolo un brano tratto da una poesia di Emilio Jona scritta durante il primo lockdown: Questa solitudine coatta, per non dimenticare quell’esperienza che ha coinvolto e segnato tutti, ognuno nella propria solitudine.
La figura della donna così come il tema della guerra, nei testi dei canti dello spettacolo, sono reali quanto mitici e immaginari. Due temi di assoluta contemporaneità nella tragedia dei femminicidi e delle bombe che ancora uccidono vite e ambienti. L’assurdità e l’atrocità del numero dei femminicidi annuale, per solo rimanere sul territorio nazionale italiano, è impressionante. Un brano di Flavio Giacchero, tradotto in occitano da Peyre Anghilante, prova a scivolare nell’abisso della follia dell’uomo che uccide una donna per riflettere, con il pubblico, in un canto e in una musica di ciò che potrebbe accadere in ogni istante e in ogni luogo del paese. Di Marzia Rey è un brano in francoprovenzale che racconta delle rare effigi su monete, sigilli e medaglie di figure
femminili nella storia antica e moderna, immagini di donna elevata a simbolo sovente irreale e idealizzato, lontano dalla reale posizione. La donna è staffetta partigiana che impara l’arte della sopravvivenza in un percorso di emancipazione e indipendenza in un brano di Gigi Ubaudi, nella sua lingua madre francoprovenzale.

Nel concerto la donna è anche La Guerriera delle antiche ballate, in cui il gruppo innesta ai testi trasmessi dalla tradizione popolare strofe che nascono nel dramma della contemporaneità. La donna è anche poetessa reale che dalla guerra del proprio paese originario, l’Afghanistan, fugge per scrivere dell’amore e della libertà e che il gruppo racconta in musica. Vicenda non troppo distante, se non temporalmente e geograficamente, da alcune vicende tramandate dalla storia della letteratura occitana. La donna sono le madri che piangono i figli morti nei canti della prima guerra mondiale ma è anche colei che in alcuni antichi canti tradizionali si prende gioco del marito geloso, almeno come forma di riscatto cantato per secoli.

Questo spettacolo canta anche dell’ecologia, di quell’ambiente o casa comune che è il mondo. Una casa che si fa causa comune per i cambiamenti climatici in atto e per la tutela delle culture che questo mondo lo vivono. Le minoranze rappresentate e cantate nello spettacolo non sono solo quelle linguistiche di appartenenza dei Blu L’azard ma quelle culturali, sociali. Uno dei brani dello spettacolo è un canto della tradizione sudamericana che denuncia, in modo simbolico e poetico, i soprusi di cui sono stati e sono ancora vittima i nativi. Un concerto nuovo che ha già ottenuto riscontri positivi da parte del pubblico che lo ha accolto con calore e grande partecipazione, e non mancano le risonanze. Un brano infatti, musicato da Gigi Ubaudi e Flavio Giacchero, è stato trasmesso in una registrazione dal vivo dalla Radio friulana Onde Furlane. E’ tratto da una poesia in occitano di Lucia Abello di Stroppo, pubblicata nell’ antologia Paraulas de Fremas, che racconta metaforicamente dell’ora dei lupi che attraverso la notte entrano in casa senza bussare…